Un’architettura bioclimatica condivisa

Ho cominciato a studiare il progetto per la nuova sede del Comune di Montella nel 1989, ventidue anni la, in occasione di un concorso di idee bandito dal Comune e della Comunità Montana Terminio Cervialto per le nuove sedi delle due istituzioni, distrutte dal terremoto del 1980. Conoscevo abbastanza bene l’Irpinia pre-terremoto, con i suoi borghi-”presepe” aggrappati alle montagne, che di notte, a chi percorreva le vecchie strade di crinale o di valle, apparivano come delle galassie di stelle sospese nel buio circostante delle colline e delle campagne. Conoscevo anche abbastanza bene l’Irpinia post-terremoto, che avevo percorso in lungo e in largo nei giorni e nei mesi immediatamente successivi al disastro, con i miei studenti (molti di loro provenienti da lì), e le distruzioni tragiche operate del sisma: la cancellazione totale di Conza, divenuta solo un cimitero; la trasformazione di Calabritto in un “teschio” per la scomparsa dello strato delle case, e l’affiorare sulla sommità della collina delle orbite.